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Vertikal Punta Martìn: Moreno Pesce affronta ogni sfida con Oxyburn

Un giorno la mia vita si è fermata. Forse andavo troppo di fretta. Un incidente in moto mi ha sbattuto a terra, in tutti i sensi, e la mia esistenza ha assunto un nuovo significato. Ho imparato a guardare, pensare e aspettare. Sono rinato quando ho capito che non si è disabili perché privi di una gamba, ma perché incapaci di sfruttare tutti gli altri talenti per realizzare il proprio sogno.

Il mio è sempre stato pormi degli obiettivi e cercare di raggiungerli, trasmettendo l’energia che mi anima nell’intraprendere qualsiasi avventura, come il Vertikal Punta Martìn. Nel 2016 la mia passione per i monti si è imbattuta nel suo nuovo traguardo: da Acquasanta (165 m s.l.m.), nel comune di Mele in provincia di Genova, un percorso di 4,73 km, con un dislivello positivo di 897 m e una pendenza media del 19%, fino a Punta Martìn a 1001 m s.l.m.

Dopo un test nel 2017, gli organizzatori della manifestazione mi hanno proposto di tornare l’anno seguente coinvolgendo quanti più atleti amputati. Quello che la mia testa stava cercando di realizzare da tempo stava diventando realtà. Così sabato 17 novembre ci siamo ritrovati in Liguria per una quarta edizione davvero tirata causa maltempo. Il tracciato, tra i più tecnici e suggestivi, è stato reso ulteriormente arduo dalla pioggia e dalla roccia bagnata, oltre alla neve in quota.

I prodotti Oxyburn sono ormai diventati un mio carattere distintivo. È stato un piacere scoprirne i vantaggi, come quelli dei gambali compressivi Inyector, che garantiscono tonicità muscolare e traspirazione più a lungo, limitando il rischio di infortuni nel massimo comfort. Molto funzionali anche le calze Evo Bright, resistenti all’usura e in grado di mantenere i piedi perfettamente climatizzati. Per proteggermi dall’attrito delle stampelle ed evitare abrasioni uso i manicotti Stronger, efficaci in termini di riduzione delle vibrazioni muscolari, di incremento dell’ossigenazione e del controllo degli arti superiori.

Riuscire a portare a termine la gara, grazie al supporto degli accompagnatori che mi allineavano sui tempi e sull’andamento degli “amici di gamba”, mi ha reso orgoglioso. E come sempre mi ha regalato una sensazione di normalità, quella che vorrei far emergere in ogni persona che pensi di mollare, quella stessa forza che mi ha fatto rinascere.